Castello normanno di Stilo

 

«…per essere questo castello assai forte sopra tutti gli altri della provincia, era in quei tempi pregiatissimo a’ Re e godeva alcune prerogative e fra l’altre, che molti Baroni e feudatari, fossero obligati alle di lui reparazioni». Abate Apollinare Agresta

 

Il Castello di Stilo costruito da Ruggero II sul Monte Consolino nel secolo XI, è una delle testimonianze di epoca medievale in Calabria. Una delle prime fonti è quella riguardante una concessione del Conte Ruggero I nei confronti dell’abate San Bruno di Colonia. Il Castello era amministrato dalla Reale Curia e, per la sua importanza strategica, fu continuamente sottoposto a modifiche strutturali. 

Si presentava originariamente come un edificio elevato di tre piani, tuttavia oggi si intravedono solo alcune porzioni dell’antico muro di cinta che correva nella parte orientale della rupe, con sei torri circolari di epoca angioina e l’antica soglia del portale d’ingresso Sud. Sul lato nord invece rimane l’antico donjon, la torre mastio di epoca normanna, mentre addossate a essa, sono superstiti pure le due torri semicircolari di epoca aragonese. Queste occupano la parte frontale del fortilizio quadrangolare che nella parte centrale ospitava una cappella di cui rimangono visibili tracce. La cinta bassa delle fortificazioni cominciava poco al di sopra della Cattolica. In seguito ad alcuni scavi, numerosi sono stati i ritrovamenti archeologici come monete greche, ma anche reperti risalenti all’epoca preistorica. Della struttura difensiva, le due possenti torri, con triplice ordine di feritoie, a pianta circolare, incorniciano l’ingresso. 

L’impianto irregolare della fortificazione fu realizzato seguendo l’orografia del terreno, con lo scopo di dare rifugio alla popolazione e alle greggi in caso di attacco nemico. 

A tale proposito una leggenda narra che, su suggerimento del suo protettore San Giorgio, le donne della popolazione di Stilo, rifugiatesi nella fortificazione dall’assedio del califfo arabo Ibrahim ibn Ahmad, realizzarono una forma di ricotta con il loro latte che lanciarono sul campo avversario; a quella vista i nemici giudicarono che non avrebbero potuto prendere per fame la città che si dimostrava avere tanto cibo da farne dono perfino ai nemici. Pertanto tolsero l’assedio ed andarono via. La zona dove la provvidenziale ricotta cadde ebbe in seguito il nome di Vinciguerra, ed è a tutt’oggi denominata in tal modo. 

Oggi il Castello, di proprietà comunale, dopo diversi interventi di restauro è fruibile.