Salone del libro di Torino

Alla XXVII Edizione del Salone del libro di Torino la Fondazione Carical e la Calabria di Cesare Pavese

Una iniziativa promossa dalla VIII edizione del Premio per la Cultura Mediterranea

La Fondazione Carical ritorna anche quest’anno all’importante appuntamento del Salone Internazionale del Libro di Torino dove presenterà, nello Stand della Regione Calabria, l’incontro Cesare Pavese e la Calabria – Tracce sommerse tra le suggestioni del mito, nell’ambito delle attività promosse dal Premio per la Cultura Mediterranea, giunto alla sua VIII edizione.

Dopo il saluto del Presidente della Fondazione, Mario Bozzo, domenica 11 maggio 2014, alle ore 10.45, si confronteranno sul tema:
Mariarosa Masoero, Direttore del Centro di Studi di Letteratura italiana in Piemonte “Guido Gozzano-Cesare Pavese” dell’Università di Torino;
Vito Teti, Ordinario di Etnologia all’Università degli Studi della Calabria e scrittore;
Franco Vaccaneo, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Cesare Pavese.
Introdurrà e coordinerà il dibattito Monica Lanzillotta, Saggista e Ricercatrice di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università della Calabria.

La Calabria, dove Pavese è stato confinato dal 4 agosto 1935 al 15 marzo 1936 nel paesino di Brancaleone, – afferma il Presidente Bozzo – non entra direttamente nelle opere dello scrittore come luogo dove ambientare le storie narrate, neppure nel romanzo Il carcere, dove i riferimenti impliciti sono assai evidenti.

Lo stesso scrittore si sente inadeguato a scrivere “cose calabresi”, perché non riflettono nulla di suo, “tranne uno scarno turbamento paesistico, quale non dovrebbe mai giustificare una poesia. Se queste rocce fossero in Piemonte, saprei bene assorbirle in un’immagine e dar loro un significato”. Così scriveva ne Il mestiere di vivere il 10 ottobre del 1935.

Tuttavia la Calabria è una presenza sommersa, che ha lasciato tracce indelebili sull’uomo Pavese ed ha influenzato notevolmente anche la sua scrittura. Infatti, proprio durante il forzato soggiorno a Brancaleone, Pavese inizia la sua conversione letteraria dalla poesia alla prosa, come appunto testimonia il diario che ha cominciato a comporre negli anni del confino calabrese. Nella nostra regione, poi, a contatto con il mar Jonio, il greco mare di Omero e del suo Ulisse, nel cuore della Magna Grecia, Pavese confessa di sentirsi come Ibico, poeta lirico del VI secolo, che girovagava per quegli stessi luoghi proprio come fa lui. Ed è qui, suggestionato dalla storia di una civiltà antica, che Pavese torna a sentire il fascino dei classici greci che vuole rileggere e tradurre, come si evince dalle richieste di libri che fa alla sorella e ad alcuni amici. La cultura magno-greca, che egli respira nei paesaggi, che coglie nei colori mediterranei, nell’azzurro del cielo e del mare, nel verde chiaro dei fichi d’India e delle agavi, nel rosa dei leandri e dei gerani e che intuisce soprattutto all’interno delle “rocce rosse lunari e nel Dio che vi si è incarnato”, ha ispirato sicuramente il tema del mito, che è centrale in tutta la narrativa di Pavese. Non è esagerato dire, quindi, che tutta l’opera pavesiana e I Dialoghi con Leucò in maniera particolare hanno una loro intrinseca calabresità. L’incontro di Torino vuole mettere in risalto questo legame tra Cesare Pavese e la nostra terra.

EDIZIONI

La “solitudine feconda” nella Calabria di Cesare Pavese

Un pubblico attento e partecipe ha assistito all’incontro organizzato domenica 11 maggio dalla Fondazione Carical nello spazio dello Stand della Regione Calabria al Salone Internazionale del Libro di Torino. Il tema scelto dalla Fondazione, Cesare Pavese e la Calabria – Tracce sommerse tra le suggestioni del mito, è stato introdotto dal Presidente Mario Bozzo, che, dopo i saluti di rito, ha ricordato il periodo dell’esilio a Brancaleone dell’autore piemontese, in cui egli ha vissuto “una suggestione foscoliana, quella per la quale i luoghi che furono testimoni dei grandi eventi, per chi sa guardarli con l’occhio dello spirito e con quello dell’immaginazione, ripropongono grandi fatti; Pavese difronte al mare di Omero e di Ulisse ha risentito il bisogno di ritornare sugli amati classici greci – che ha letto e tradotto nuovamente – e le tracce di quelle riflessioni si possono ritrovare soprattutto nei Dialoghi con Leucò, in quel rapporto tra umano e divino per il quale Pavese ha speso tante pagine”. A coordinare il dibattito Monica Lanzillotta, saggista e Ricercatrice di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università della Calabria che, dopo aver messo in luce alcune delle impressioni pavesiane dinanzi alla gente e ai paesaggi di Calabria, ha parlato di “solitudine feconda” – in quel territorio, infatti, Pavese ha composto alcune delle poesie poi confluite nella raccolta Lavorare stanca – ed ha quindi passato la parola a Vito Teti; lo scrittore calabrese ha posto l’accento sulla tradizione dei viaggi e dei ritorni al Sud: “Pavese, nella migliore delle tradizioni dei viaggiatori, resta colpito dall’accoglienza dei «paesani» e nella sua permanenza si accorge dei falsi stereotipi con cui veniva descritta la Calabria; prova, altresì, una forte melanconia, tanto da iniziare lì Il mestiere di vivere”. Mariarosa Masoero, Direttore del Centro di Studi di Letteratura italiana in Piemonte “Guido Gozzano- Cesare Pavese” dell’Università di Torino, ha invece evidenziato che Pavese a Brancaleone ebbe modo di riconciliarsi con il mare, con cui da sempre aveva avuto un rapporto conflittuale: “Pavese in Calabria sceglie due modi diversi per raccontare e soprattutto per raccontarsi, due scritture di carattere autobiografico: una è quella diaristica, in cui troviamo il tempo della meditazione sulla sua poetica, l’altra quella epistolare, che testimonia i momenti del legame molto forte con gli amici più cari e con la sorella – ai quali chiede i libri, in particolare i testi greci – narrando la dimensione della lontananza”.

A chiusura l’intervento di Franco Vaccaneo – Presidente del Comitato Scientifico Fondazione Cesare Pavese – il quale ha affermato che Pavese ha sempre saputo trasformare i momenti di crisi in una grande opportunità e che fu così anche in Calabria; ha poi ringraziato coloro che, con passione, hanno reso testimonianza di questo passaggio.

Un bilancio positivo per la Fondazione Carical che, per il secondo anno consecutivo a Torino, ha offerto un’opportunità di dialogo a più voci, questa volta per riscoprire quell’orma lasciata sulla terra calabrese da uno dei più grandi scrittori contemporanei.

Richieste di contributo

E' attiva la procedura di rendicontazione online destinata esclusivamente agli iscritti sulla piattaforma digitale.

I destinatari di contributo deliberato prima di Marzo 2024 dovranno inviare la suddetta documentazione tramite PEC.

Questo si chiuderà in 35 secondi